Vi è mai capitato di imbattervi in quelle cancellate fatte di lastre metalliche forate? Quei cancelli fatti con sottili listelli orizzontali punteggiati da buchi rotondi sulla superficie. Si possono trovare ancora oggi in certe case di campagna, tinteggiati di colori vivaci o aggrediti dal lento effetto della ruggine che ne incrosta la superficie.

Se vi è capitato di vederle, non si tratta del lavoro paziente di qualche fabbro con una particolare vena artistica. Non è nemmeno opera di qualche ditta di infissi di moda anni fa. Si tratta infatti di un residuo della Seconda Guerra Mondiale trasformato in un comunissimo cancello.

Cancellata realizzata con grelle all’ingresso di una casa colonica abbandonata di Branzolino (FC)

Ma facciamo un passo indietro nei tumultuosi anni quaranta del Novecento. La guerra imperversa e gli eserciti di tutto il mondo si danno furiosamente battaglia per terra, per mare e per cielo.

La U.S.A.F. (United States Air Force o Forza Aerea degli Stati Uniti), dovendo allestire campi di aviazione d’emergenza per i propri velivoli, ideò una particolare soluzione in grado di stendere delle “piste d’atterraggio di fortuna”. Questo fu possibile usando speciali piastre metalliche forate, larghe 38 cm e lunghe circa 3 metri ciascuna, che disposte e fissate una accanto all’altra sul terreno creavano una perfetta pista. Questa superficie, larga di solito 45 m e lunga 1500 m, permetteva il decollo e l’atterraggio di aeroplani militari di tutte le dimensioni.

Soldato che impugna una grella d’acciaio tipo “Marston Mat”

Presero il nome di “Marston Mat”, ideate dall’ingegnere militare Gerald G. Greulich e prodotte dalla Carnegie Illinois Steel Company di Pittsburgh. Ce ne volevano almeno 60.000 per realizzare una pista completa. Furono impiegate su numerosi fronti, laddove l’assenza di aeroporti richiedesse agli Alleati di “crearne” di nuovi. Il fronte italiano fu uno di questi. Furono realizzati in campi, spiagge, o qualsiasi altro spazio pianeggiante in posizione strategica per le operazioni belliche tra il 1943 ed il 1945. Fu qui che presero il nome di “grelle”, forse per via della somiglianza con l’inglese “grill”, che semplicemente significa “griglia”.

Pista d’atterraggio di fortuna realizzata con grelle su cui staziona un bombardiere britannico

Uno di questi aeroporti provvisori sorse persino a Cervia, nei pressi dell’attuale Milano Marittima, dove i velivoli del Commonwealth stazionarono a lungo tra il 1944 ed il 1945, supportando le operazioni degli Alleati nel Nord-Italia.

Pista realizzata con grelle a Milano Marittima (RA) nel 1945 su cui staziona un caccia Mustang neozelandese

Nell’immediato dopoguerra l’Italia, in gran parte distrutta, cominciò un lento lavoro di ricostruzione. Una delle prime fonti di materiali furono proprio i residui di quel conflitto: veicoli militari, armamenti dismessi, bunker abbandonati e, ovviamente, campi d’aviazione provvisori lasciati dagli Alleati. Questi luoghi furono “smontati” e i vari pezzi adattati, con straordinario ingegno ed inventiva, ai più svariati usi.

Cancellata realizzata con grelle verniciate di verde a Porto Corsini (RA)

Ecco che le grelle metalliche assumono nuova vita, venendo tagliate, piegate, incorniciate e saldate a seconda della disponibilità. Usate per recintare le abitazioni e con la volontà di lasciarsi alle spalle anni di guerra e devastazione, la loro funzione originale venne pian piano dimenticata.

Cancellata arrugginita realizzata con grelle all’ingresso di un fabbricato abbandonato a Sant’Angelo (FC) nei pressi dell’autostrada A14

È cosa comune ad ogni paese colpito da guerre. Ciò che ora non serve più, anche se inizialmente nato come strumento bellico, diventa oggetto quotidiano in tempo di pace. Basti pensare alle gesta dei recuperanti, che misero la loro vita a repentaglio nel tentativo di “riciclare” armi ed ordigni abbandonati per guadagnarsi da vivere dopo le due guerre mondiali.

Cancello realizzato con grella “ritagliata” all’ingresso di un’abitazione a Bulgarnò (FC)

Quello che stupisce è la trasformazione di questi oggetti. Le grelle facevano da pista di decollo per i bombardieri, i temuti apparecchi volanti che hanno polverizzato città e paesi radendoli al suolo e falcidiando la popolazione civile. Pochi anni dopo le stesse grelle sono oggetto di ripartenza e ricostruzione di quegli stessi luoghi diventati rovine durante il conflitto.

Cancello automatico con grelle ritagliate all’ingresso di un’abitazione di Barisano (FC)

In Romagna è possibile vederli soprattutto nella forma di cancellate, ma non mancano soluzioni innovative che mostrano l’importanza di queste “scorie” della guerra per la gente comune.

Carretto a rimorchio con grella usata a mo’ di sponda ribaltabile in un capanno agricolo di Ruffio (FC)

Oggi chissà chi è al corrente della loro storia. Persino chi ha in cortile una di queste lamine d’acciaio non ne conosce la provenienza e l’origine, dimenticata negli anni come la guerra che le ha portate dove sono ora. Un cambiamento che richiama il passo biblico del libro di Isaia dove si profetizza l’arrivo un giorno di una pace insieme alla perdita del significato della parola “guerra”, come la perdita del significato delle armi usate per combatterla: “essi, con le loro spade, costruiranno vomeri di aratro e, con le loro lance, falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra e non impareranno più la guerra”(Is 2,4).

Ingresso chiuso con grella del tunnel del Regelbau 668 nella pineta di Punta Marina Terme (RA)